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Lo scorso 8 settembre, la sede dell’ASSI ha accolto il Tavolo di disabilità, presieduto da Giorgio Zampieri. Nella circostanza, è stato approvato un importante documento, che riportiamo integralmente.

DOCUMENTO DEL “TAVOLO DELLA DISABILITÀ
Sedico, 8 settembre 2015

Questo documento nasce dalla volontà delle associazioni del “Tavolo della disabilità” della provincia di Belluno che aderiscono al Comitato d’Intesa di fare il punto sulla situazione insostenibile e di sempre maggior difficoltà in cui si vengono a trovare le persone con disabilità.
Vogliamo ricordare alcuni presupposti che hanno fra l’altro determinato la specificità della provincia di Belluno sancita dal Consiglio della Regione del Veneto.

La vastità del territorio in rapporto al numero di abitanti e lo spopolamento della montagna;
La chiusura progressiva dei negozi di vicinato e dei servizi ( chiusura uffici postali ecc.);
La difficile mobilità legata anche ai fattori atmosferici (neve, ghiaccio…);
L’invecchiamento della popolazione e la mancanza di autonomia al di fuori del nucleo famigliare.

Se tutto questo provoca disagio alla popolazione vi lascio immaginare le conseguenze sulle persone con disabilità.

INTEGRAZIONE/INCLUSIONE SCOLASTICA

La scuola è di fondamentale importanza. E’ il trampolino di lancio per l’inserimento nella società e la preparazione di base per il suo futuro. La scolarizzazione sicuramente renderà più agevole la possibilità di una vita sociale più partecipata.
Come tutti i bambini, anche quelli con disabilità hanno il diritto all’istruzione, sarà poi con il proseguire degli studi che si svilupperanno le loro capacità in base alla specificità della propria disabilità. In particolare, ricordiamo l’emergere prepotente di casi di DSA nel mondo della scuola, che sta creando una fascia di bisogni molto rilevante.
E’ chiaro che per ottenere questo risultato occorre creare all’interno della scuola operatori molto qualificati, in particolar modo per bambini con disturbi causati da patologie psichiche e cognitive. Pochi OSS/AASS, non è assicurata la continuità per le scuole superiori, ci sarebbe, inoltre, la necessità che venissero nominati educatori al posto degli OSS/AASS. Nella scuola permangono zone “critiche” per la non applicazione puntuale e corretta degli Accordi di Programma, talvolta sono visti e vissuti come un intralcio al “buon” funzionamento della scuola.
Anche per i dirigenti scolastici e per tutto il personale docente vanno previsti corsi di aggiornamento sulla disabilità e le sue implicazioni.
Maggiore formazione specifica per la didattica a favore dei minorati della vista (ad es. per materie quali musica e matematica) a favore degli insegnanti ripetitori incaricati.

LAVORO

Questo è il punto d’arrivo per ogni persona, figuriamoci per una persona con disabilità. Inserire nel mondo del lavoro la persona con disabilità, vuol dire aver creato tutte le condizioni perché ogni individuo possa realizzarsi, sia sotto l’aspetto dell’integrazione sociale sia sotto l’aspetto economico.
Essere autonomi comporta una riduzione di spesa a carico dello Stato ed è per questo che si deve investire su questi due fattori.
In una situazione di crisi economica dove le risorse diminuiscono, gli Enti Istituzionali, Stato, Regione, e Comuni, ULSS, devono programmare ognuno per le proprie competenze dei progetti che mirino all’inserimento nel mondo del lavoro.
Integrazione lavorativa mirata all’autonomia del disabile in termini di autonomia psicologica e sociale e, ovviamente, in termini d’indipendenza economica.
Dovrebbe essere riconosciuto il lavoro delle Associazioni, in particolare per la disabilità intellettiva, verso le autonomie sociali, prerequisito fondamentale per l’accompagnamento alla vita adulta e lavorativa, riconoscere, valorizzare e diffondere le buone prassi e le metodologie che le hanno prodotte. Troppo pochi i percorsi di orientamento e di formazione, poca alternanza scuola/lavoro individualizzata e per i “casi” più complessi non attivata.

DOMICILIARITÀ – SEMI RESIDENZIALITÀ – RESIDENZIALITÀ

Domiciliarità: insufficiente sostegno alle situazioni familiari più “delicate”, manca il supporto psicologico e la programmazione educativa per quelle situazioni nella quale i familiari, per cause diverse, anche non legate alla condizione economica o allo stato sociale, non riescono a gestire nella maniera più consona ed efficace il proprio congiunto a domicilio.
Semi-Residenzialità: ripensare al tempo e spazio dei CEOD per sviluppare crescita personale, competenze lavorative e autonomie abitative secondo progetti personalizzati per il passaggio all’adultità più consapevole e adeguata alle possibilità di ciascuno. Incentivare anche con risorse dedicate le esperienze delle Associazioni, valutando e valorizzando le buone esperienze.
Residenzialità: Ci piace pensare che si possa disporre nei prossimi anni di abitazioni (abitare è molto diverso dal risiedere) dove i ragazzi possano sentirsi a casa loro, in famiglia. Si dovrebbero, perciò, creare abitazioni ben integrate al territorio di residenza, pensate per piccoli gruppi di persone, situate nei centri abitati, organizzate per le varie tipologie e gradi di disabilità. Le abitazioni così strutturate sono, infatti, percepite come buone opportunità di crescita per il familiare e di distacco graduale e “normale” per il resto della famiglia. Questo perché ai familiari piace pensare a un “Durante Noi” o “Con Noi” piuttosto che a un “Dopo di Noi” senz’altro vissuto come più doloroso.

BARRIERE ARCHITETTONICHE

Barriere architettoniche e sensoriali: maggiore attenzione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica per l’eliminazione delle barriere; anche l’U.I.C.I. ribadisce le difficoltà che possono venirsi a creare per le fasce deboli come conseguenza della soppressione di servizi e negozi di vicinato.

RISORSE FINANZIAMENTI

Finanziare progetti per corsi di formazione per l’inserimento nel mondo del lavoro e corsi di riqualificazione.
Rifinanziare la legge regionale sull’abbattimento delle barriere architettoniche ai privati e sugli adattamenti agli automezzi usati dalle persone disabili.
Introdurre l’esenzione per i veicoli di proprietà delle Organizzazioni di Volontariato iscritte al Registro Regionale previsto dall’art.3 L.R. 27 aprile 2015 n.6, che siano adibiti al trasporto disabili o persone anziane.

IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI

Le Associazioni che lavorano nella Provincia di Belluno sono svantaggiate rispetto alle altre realtà venete, tutti noi conosciamo le varie problematiche: territorio prevalentemente montano, lunghe distanze, mancanza di strutture per gli utenti disabili, mancanza di fondi per il mondo della disabilità, trasporto pubblico non accessibile.

Ecco perché il ruolo delle Associazioni che si fanno carico delle varie problematiche inerenti al mondo della disabilità è importantissimo, ma la buona volontà, il volontariato, da soli non possono sostituirsi e soddisfare tutte quelle carenze che spesso gli enti preposti non sono stati capaci di risolvere fornendo le risposte adeguate. Occorre una politica che investa con lungimiranza nel sociale, che dia risposte certe, sicure e risolutive, non sia solo un mondo di promesse raramente mantenute.

Sicuramente il mondo della disabilità è molto complesso, la disabilità ha varie sfaccettature, ogni associazione porta avanti le proprie e specifiche problematiche, ma sicuramente fare rete, sia pur conservando l’autonomia delle singole Associazioni, lavorando per trovare dei punti in comune e condivisi da tutti, sarà un passo importante per riprendere un dialogo costruttivo con i nostri interlocutori.

A fronte di tutto ciò le risorse destinate alle fasce più deboli da noi rappresentate sono in continuo calo. Richiediamo con forza, maggiore attenzione e maggiori risorse ma vogliamo confrontarci con voi sull’innovazione.
Le nostre sono Associazioni che operano da tempo nel territorio dimostrando serietà e capacità d’intervento, sono in grado di fare progetti innovativi realizzati con l’apporto determinante del volontariato che consente di ridurre costi altrimenti insostenibili.
Cominciamo a ragionare anche sul finanziamento alle nostre Associazioni per realizzare dei progetti con durata pluriennale che abbiano come obbiettivo un diverso rapporto con la persona disabile stimolandone la crescita e sfruttando le sue abilità residue, portandolo alla migliore autonomia possibile.
Garantiamo una reale integrazione sociale creando non degli assistiti ma dei cittadini a tutto tondo.
Un territorio gestito sempre sulle emergenze non crea auto sostenibilità. Un disabile autonomo, una famiglia auto sufficiente costa molto meno alle istituzioni e al servizio pubblico. Mettere in rete le risorse crea economia di scala. Riusciremo a fornire servizi in collaborazione che le ULSS da sole non sono più in grado di garantire.
Garantire le risorse è quello che ci serve per affrontare la “Disabilità come risorsa e non come problema”.

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